
Intel è la tanto celebre quanto sciagurata società dei microchip attiva nella produzione di CPU (computer processing unit) e GPU (schede grafiche) e altri microchip per vari mercati di sbocco: in particolare Client Computing Group (CCG, la divisione delle CPU per computer, pari a ca. il 50% del fatturato), Data Center and AI (DCAI, la divisione delle GPU per il calcolo computazionale per il cloud e l’intelligenza artificiale, pari a 32% del fatturato), Network and Edge (NEX, ovvero l’insieme dei CPU dedicati alle connessioni veloci per le telecomunicazioni, 13% dei ricavi complessivi), Mobileye (la società quotata dedicata alla guida autonoma, 4% del fatturato) e Intel Foundry Services (IFS, dedicata alla realizzazione “fisica” dei chip, 1% dei ricavi).
Anche se negli ultimi anni Intel ha inanellato una serie di fallimenti, le origini dell’underperformance della società sono da addebitarsi all’arrivo di Bob Swan...

Intel è il più grande produttore al mondo di semiconduttori e CPU per fatturato ($64mld attesi nel 2022).
Nonostante il suo passato da monopolista di mercato e le sue grandi innovazioni tecnologiche nel settore dei microprocessori, oggi la società non naviga in ottime acque e a determinarne le alterne fortune è stata una cattiva gestione manageriale.

Certamente un P/E a 6x è sempre difficile da ingnorare.
Ma la trimestrale di Intel è stata molto brutta, calo del fatturato del 22%, a causa di supply chain, lockdown in Cina, problemi di execution e rallentamento vendite PC. E revisione al ribasso dell’outlook di ca. un 10%.
La verità è che quando si perde la leadership tecnologica (a danno di Amd) e non si investe più in R&D, ci vogliono diversi anni prima di recuperare.
La società recupererà ma non é ancora il momento.