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Saipem (Società Azionaria Italiana Perforazioni e Montaggi) è una multinazionale italiana di servizi per il settore petrolifero, una delle più grandi al mondo. Fino al 2016 era una controllata di Eni, che ad oggi mantiene circa il 31% del capitale, con una restante minoranza (ca. 13%) di proprietà di CDP.
I ricavi di Saipem sono divisi in: i) Asset Based Services (50% del totale) ovvero servizi ingegneristici e di costruzione di piattaforme e parchi eolici offshore, ii) Energy Midstream (Onshore), ovvero servizi ingegneristici per il trasporto e distribuzione di gas e petrolio (37% del totale) e iii) Piattaforme Petrolifere Offshore (13% del totale, ma con la profittabilità migliore).

Nei primi 9 mesi dell’anno tutte le business unit hanno registrato un forte aumento del fatturato, con un +19% dei ricavi e +44% dell’Ebitda. Questo grazie anche ad un order intake (sottoscrizione di nuovi ordini) cresciuto fino a €15,8mld ed un backlog (portafoglio ordini futuri) da €31,5mld ad Ottobre 2023. A spingere l’aumento degli ordini (e quindi delle prospettive) è soprattutto il backlog dell’Offshore (che è passato da valere meno di 1/3 nel 2021 a oltre il 50% nel 2023 sul totale), che peraltro sta aumentando enormemente la redditività. E questa è un’ottima notizia per il futuro di Saipem.

La maggior parte del backlog e del fatturato proviene dalla Medio Oriente (42% ad Ottobre 2023), con l’Italia che generalmente si approvvigiona sul gas da quei Paesi (in particolare l’LNG qatariota che in cambio sigla numerosi contratti con Saipem).
D’altro canto, va sottolineato che il conflitto israelo-palestinese e il ruolo del Qatar nel supportare una fazione del conflitto, pone una certa pressione sul ruolo dell’Italia e sulla ricerca di fonti alternative (es. USA) e mette a rischio una parte dell’attività di Saipem. Al momento però non sono evidenti segnali di attrito con il Qatar né tanto meno con l’Arabia Saudita, altro Paese fondamentale per la società italiana.

Se rimaniamo ottimisti sul settore di Saipem (visto che con l’OPEC+ che continua a diminuire la produzione di petrolio, c’è un’enorme pressione sui produttori Occidentali per aumentare gli investimenti e quindi incrementare il volume d’affari di società come Saipem), fino a qualche mese fa avevamo grossi dubbi sulla gestione dell’ex CEO Francesco Caio. Caio è un uomo di Stato senza background tecnico per il settore (esperienze prevalentemente nel settore delle telecomunicazioni e finanziario, in quanto ex CEO di Poste Italiane), cosa che è culminata nel fallimentare profit warning del 2021 che ha poi causato l’aumento di capitale monstre del 2022 che ha fatto implodere il titolo Saipem del 90% in meno di un anno. Fortunatamente, gli azionisti Eni e CDP hanno pensato bene di sostituirlo con una figura decisamente più esperta, quella di Alessandro Puliti, con pregresse esperienze in Eni, soprattutto nel ramo dei progetti offshore, cosa che riteniamo sarà un buon catalizzatore per le performance future di Saipem.
Un altro aspetto importante è che il settore ingegneristico è altamente “capital intensive”, cosa che implica che buona parte dei flussi di cassa siano “bruciati” in investimenti per supportare l’attività di costruzione. Grazie al recente aumento di capitale Saipem oggi ha una posizione debitoria estremamente contenuta (leverage di 0,2x), cosa che le permette di poter finanziare ulteriormente la crescita tramite ricorso a debito aggiuntivo.
Anche sul lato rifinanziamento del debito, non esistono particolari criticità, visto che la società ha €3,3mld in cassa e non ha scadenze importanti da rifinanziare (a tassi più costosi) almeno per tutto il 2024 e la maggior parte del debito (80%) è a tasso fisso.

Alla luce di tutto questo, evidenziamo che oggi il consensus prevede tassi di crescita per Saipem tra i più bassi nel settore (+14% sul fatturato nel 2023 vs. +17% del comparto e +6% nel 2024 vs. +9% di settore). Questo ci dà conforto sul fatto che la società possa ancora superare le attese correnti degli analisti, cosa non ancora riflessa nemmeno nei suoi multipli di mercato, con EV/EBITDA NTM di 2,9x vs. una media storica 5,2x e contro un valore mediano di settore di 6,9x.

Ad oggi il titolo è certamente salito (+22% YTD), ma ha potenzialità per fare molto meglio. Il mercato è solo timoroso degli spillover del conflitto in Israele e dei forti rialzi già registrati dalla società (+140% in poco più di un anno). Ma la verità è che i prezzi del petrolio continueranno a rimanere mediamente elevati e società come Saipem continueranno a beneficiare ampiamente delle strozzature dell’offerta.
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