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Illimity come indicato nella precedente stock opinion opera con un business model abbastanza diversificato nel settore bancario con le seguenti divisioni (CIB, IB, specialized credit / SGR, banca retail e commerciale).
La banca è cresciuta moltissimo negli ultimi anni essendo riportata dal Financial Times come una delle aziende con la maggiore crescita in UE (settima su 1000 società analizzate).
Nonostante questa crescita, la banca continua a sprofondare in Borsa dai suoi massimi del 2022 (€14 per azione) fino ai minimi storici attorno ai €5 per azione oggi (-65%). Questa performance negativa la si deve al newsflow poco incoraggiante attorno al titolo.
In primis, da recentissima notizia (febbraio 24), Corrado Passera (il fondatore e CEO) ha ufficialmente annunciato di voler abbandonare la divisione di NPL (core business della società fino ad ora) per concentrarsi e consolidare la divisione di specialized credit (ovvero i crediti “distressed” caratterizzati da una qualità migliore rispetto agli NPL, ovvero prestiti ancora “in bonis” o in difficoltà ma con prospettive di recupero maggiori perché assistiti da garanzie reali come beni immobiliari).
Questo perché il Gruppo, nonostante abbia registrato risultati positivi rispetto all’andamento del mercato dei NPL in Europa (che è in continua decrescita dal 2015, quando valeva ca. €1.000mld, rispetto agli attuali €344mld, cosa che riduce le possibilità per la società di gestire nuovi crediti da recuperare) ha effettivamente concluso l’anno in utile in buona parte grazie ad una rivalutazione contabile da €50m di alcuni crediti “distressed” acquistati (i.e., praticamente il 49% dell’Utile Netto totale 2023).
Al netto di questa rivalutazione, il 4Q-23 si sarebbe chiuso in perdita, come evidente nella tabella sotto. Infatti, in termini di volumi, il business è diminuito nel 2023 rispetto al 2022 (-4% YoY), a causa principalmente del rallentamento della Structured Finance (-33% YoY) e di Distressed Credit (-13%), a corroborare ulteriormente la tesi del rallentamento generale del business e di una profittabilità che è più “su carta” che sulla sostanza.
Il 4Q-23, è stato in generale un trimestre negativo, con una riduzione trimestre su trimestre degli interessi netti (-10%) con i benefici dell’aumento dei tassi molto più che compensati dall’aumento enorme del costo del capitale (+16%) e con una struttura dei costi che si è generalmente appesantita (costi operativi a +39%).
Per concludere, il mercato sta sicuramente prezzando il titolo con uno sconto dettato dall’incertezza macroeconomica sia a livello di Paese (essendo illimity esposta prevalentemente all’Italia con clienti prevalentemente nella penisola ed un portafoglio titoli all’80% composto da titoli di stato italiani) che a livello di continente Europa (con le PMI, su cui Illimity è esposta, che sono le prime a soffrire in contesti simili).
Certamente un Price/Book Value dello 0,4x rimane estremamente basso per una banca come Illimity, ma servirà dare una sterzata alle performance reddituali per poter rivedere il titolo rimbalzare, cosa che al momento, con il prossimo taglio dei tassi della BCE e con l’aumento degli accantonamenti per future perdite su crediti, non appare molto probabile.
Illimity è un piccolo istituto finanziario da €330mln di fatturato, focalizzato sui finanziamenti a piccole e medie imprese (PMI), credito al consumo e gestione di crediti in sofferenza (NPL, non-performing loans).
Il settore finanziario italiano, con una recessione probabilmente già in corso, non ha davanti grandi prospettive di sviluppo nel breve termine, alla luce dell’aumento degli insoluti e degli accantonamenti per perdite future su crediti.
Per questo è verosimile che il portafoglio di finanziamenti al consumo e soprattutto alle PMI di Illimity sia destinato a soffrire, vista anche la modesta dimensione dei clienti della banca, maggiormente vulnerabili alle contingenze macro nel sostenere le rate dei prestiti. A questo si aggiunge il fatto che i clienti di Illimity operano prevalentemente in settori ciclici e sofferenti alle difficoltà del ciclo economico (es. metallurgia, automotive, shipping, energia, meccanica, ingegneria, plastica, costruzioni…).
D’altro canto, il grande vantaggio della banca è quello di avere un’esposizione significativa agli NPL, che tendono ad essere per certi aspetti anticiclici. Infatti la recessione dovrebbe aumentare il numero di sofferenze nel settore, portando ad aumentare gli asset in gestione e in definitiva le commissioni sul servicing di tali crediti deteriorati.
Il piano 2021-25 è molto sfidante (Return on Average Equity previsto aumentare dal 15% al 20% nel 2025, Utile Netto in aumento dagli attuali €80mln a €240mln e CET1 ratio stabilmente oltre il 15%) e con una potenziale stagflazione che potrebbe durare qualche anno appare difficilmente raggiungibile, cosa che aumenta i rischi di investimento sul titolo.
Ma se l’istituto, che rimane molto ben gestito, dovesse riuscire a rispettare tali target, avrebbe dei margini importanti di apprezzamento, considerato che oggi scambia a ca. 25% di sconto sul suo Equity Book Value, forse eccessivo rispetto allo scenario complicato, ma certamente non di profonda crisi, che ci apprestiamo a vivere in Italia.
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