Analisi macro e settoriali
Commento sull’andamento complessivo del mercato, analisi delle migliori e peggiori asset class e valutazione dei comparti che potrebbero beneficiare in un determinato contesto macroeconomico e finanziario.
L’inflazione americana di marzo è salita del 3,5%, più del 3,4% atteso e in nuova accelerazione dal 3,2% del mese di dicembre. Anche l’inflazione “core” (esclusi beni volatili energetici e alimentari) è andata oltre le attese degli economisti, rimanendo al +3,8% (vs. 3,7% previsto), in linea con il mese precedente.
Marzo è stato un altro mese positivo per i mercati azionari. Sorprendentemente. Se da un lato ci attendevamo un momento di rallentamento nel mese, che effettivamente è sembrato palesarsi dopo i dati di inflazione più caldi del previsto (cosa che di fatto ha zavorrato proprio Tech e Beni Discrezionali), la nostra previsione è stata disattesa per via di due effetti combinati.
Nella giornata di ieri il FOMC ha confermato i tassi nel range di 5,25%-5,5%, aumentando le stime sull’inflazione attesa futura, ma convogliando messaggi prevalentemente positivi che hanno supportato la performance positiva dei mercati azionari. Cerchiamo di capire se questi rialzi hanno una base per proseguire.
Compagnie aeree: il nostro studio di settore
Nel 2023 sono decollati 34.4 milioni di voli di linea nel mondo, complessivamente un numero del 10% inferiore al 2019. Esistono differenze regionali molto forti sui volumi differenziali rispetto ai livelli pre-pandemici. Gli USA sono già a pareggio mentre la Cina rimane molto al di sotto dei picchi del pre-pandemia ma, d’altro canto, questo mercato è visto come uno dei principali driver di crescita per il 2024, ora che il governo ha eliminato le rimanenti restrizioni agli spostamenti.
I mercati continuano a volare. Ma sarà così anche a marzo? La nostra Market View di Marzo 2024
Il mese di febbraio è stato oltremodo positivo sui mercati, come avevamo preventivato nella scorsa Market View. Bene ha fatto l’S&P500, in rialzo del 4,2%, trascinato soprattutto dai settori più ciclici, come Consumer Discretionary, Industrials, Materials e Financials, sui dati di PIL migliori delle attese, che stanno a testimoniare che il mercato ora pensa piuttosto a una riaccelerazione dell’economia, rispetto a un rallentamento.
Nel dato pubblicato ieri, l’inflazione americana del mese di gennaio è salita del 3,1% a gennaio, molto più del 2,9% atteso, ma comunque in rallentamento dal 3,4% del mese di dicembre. Anche l’inflazione “core” (esclusi beni volatili energetici e alimentari) è andata oltre le attese degli economisti, rimanendo al +3,9% (vs. 3,7% previsto), in linea con il mese scorso.
Utility europee: un buon 2024 prima del declino?
Le utility europee, a differenze delle omologhe americane, hanno vissuto un’ottima annata (+9% nel 2023), dopo un 2022 turbolento, in cui i prezzi all'ingrosso dell'elettricità sono stati fortemente volatili e hanno impattato debiti e margini delle societá. Nel 2023 invece i prezzi dell’elettricitá si sono stabilizzati, ma su valori mediamente piú elevati rispetto ai valori medi storici (ca. €100/MWh) nei cinque maggiori mercati (Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito). Cosí le utility con maggiore esposizione alla produzione di energia elettrica venduta a mercato hanno beneficiato di utili solidi e di un miglioramento della liquidità.
Come previsto negli outlook annuali, il mese di gennaio è stato un mese ancora positivo, conclusosi con un rialzo dell’1,6% dell’S&P500 e dell’1% del Nasdaq. Apprezzabili anche i risultati dello Stoxx Europe 600 (+1,4%), mentre molto debole rimane ancora la Cina (Hang Seng a -7,9% e CSI 300 a -6,3%).
Il pivot di Powell è arrivato troppo presto? La nostra view sull’inflazione USA di dicembre
I dati di inflazione di ieri sono stati abbastanza deludenti per una serie di motivi. L’inflazione “headline” (quella complessiva) negli Stati Uniti è aumentata del 3,4% a dicembre, valore più alto delle attese del 3,2% e in buona accelerazione rispetto al +3,1% del mese di novembre. Rimuovendo le componenti volatili di beni energetici e alimentari, l’inflazione “core” è salita del 3,9%, oltre le attese del 3,8%, ma comunque in discesa rispetto al 4% di novembre.
L’inflazione americana di novembre avrebbe dovuto anticipare un calo marcato, in virtù dell’acuirsi della politica monetaria della Fed (che impiega 12 mesi ca. per impattare la componente principale del caro prezzi, ovvero i costi immobiliari, con i maggiori rialzi della Banca Centrale realizzati proprio tra settembre e dicembre scorso).
Il mese di novembre è stato sorprendentemente forte, con una performance dell’S&P500 del 9%. Si tratta del quindicesimo rialzo mensile più forte degli ultimi 50 anni. E dopo un risultato del genere sono in molti a chiedersi se l’S&P500 abbia finito la benzina o possa continuare la ripresa. Scopriamolo nella nostra consueta Market View mensile.
L’inflazione americana di ottobre ha messo il turbo ai mercati in questi ultimi due giorni, dopo una lettura che ha visto il caro prezzi rallentare al +3,2% (dal +3,7% del mese scorso), meglio delle attese del +3,3%. Favorevole è stata anche la lettura dell’inflazione “core” (esclusi beni volatili energetici ed alimentari) che è finalmente tornata a rallentare al +4% (dal +4,1% delle ultime due letture), meglio delle attese del 4,1%.
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