Analisi macro e settoriali
Commento sull’andamento complessivo del mercato, analisi delle migliori e peggiori asset class e valutazione dei comparti che potrebbero beneficiare in un determinato contesto macroeconomico e finanziario.
Il mese di novembre è stato sorprendentemente forte, con una performance dell’S&P500 del 9%. Si tratta del quindicesimo rialzo mensile più forte degli ultimi 50 anni. E dopo un risultato del genere sono in molti a chiedersi se l’S&P500 abbia finito la benzina o possa continuare la ripresa. Scopriamolo nella nostra consueta Market View mensile.
L’inflazione americana di ottobre ha messo il turbo ai mercati in questi ultimi due giorni, dopo una lettura che ha visto il caro prezzi rallentare al +3,2% (dal +3,7% del mese scorso), meglio delle attese del +3,3%. Favorevole è stata anche la lettura dell’inflazione “core” (esclusi beni volatili energetici ed alimentari) che è finalmente tornata a rallentare al +4% (dal +4,1% delle ultime due letture), meglio delle attese del 4,1%.
La Fed lascia la porta aperta a nuovi aumenti dei tassi? La nostra Market View di Novembre 2023
Il mese di ottobre ci ha dato parecchi messaggi su quello che potrebbe essere l’evoluzione futura del mercato. Anche se abbastanza contrastanti. Si è passati da un’iniziale fase di ripresa, legata alla spinta delle trimestrali, in particolare con le grandi banche, i cui ottimi risultati e la riduzione degli accantonamenti per future perdite su crediti hanno contribuito a migliorare l’outlook dell’economia americana. Outlook peraltro confermato dagli ottimi dati di PIL USA del 3Q-23, risultati in aumento addirittura del 4,9% su base annualizzata (molto meglio del 4,3% atteso e in accelerazione rispetto al 2,4% del 2Q-23.
L’inflazione americana di settembre è risultata in aumento del 3,7%, peggio delle attese del +3,6% e in stabile rispetto alla lettura di agosto. Come il mese scorso, a spingere l’aumento dei prezzi è stato il venir meno del trend deflazionistico dei beni energetici (che aveva caratterizzato la prima parte dell’anno), oltre che la resilienza dei prezzi dei servizi, che, come da grafico, continuano ad essere l’unico vero elemento che continua a tener su i prezzi.
L’inflazione americana di settembre è risultata in aumento del 3,7%, peggio delle attese del +3,6% e in stabile rispetto alla lettura di agosto. Come il mese scorso, a spingere l’aumento dei prezzi è stato il venir meno del trend deflazionistico dei beni energetici (che aveva caratterizzato la prima parte dell’anno), oltre che la resilienza dei prezzi dei servizi, che, come da grafico, continuano ad essere l’unico vero elemento che continua a tener su i prezzi.
Il mese di settembre è stato incredibilmente denso di eventi e di sorprese. E ha soprattutto rispettato la statistica, che vede generalmente un calo delle azioni nel mese, anche se questa volta i ribassi sono stati ben più forti della media storica: nello specifico, l’S&P500 ha lasciato per strada addirittura un 4,9%, contro un ribasso medio dello 0,8%, caratterizzandosi per una prima parte del mese più stazionaria (+0%) e una seconda parte nettamente più negativa (-4,9%), come avevamo immaginato nella scorsa Market View.
Nella review di ieri sui dati di inflazione non abbiamo volutamente menzionato quella che potrebbe essere la causa di questo rischio sistemico che ha portato le utility ad apprezzarsi così tanto negli ultimi giorni. Dopo aver creato qualche ora di suspence, ne parliamo in questo pezzo, dedicato a quello che sta succedendo in questo momento al “basis trade” dei Treasury americani.
L’inflazione USA “headline” riaccelera, quella “core” rallenta – cosa faranno i mercati?
L’inflazione americana di agosto è risultata in aumento del 3,7%, peggio delle attese del +3,6% (originariamente le stime erano addirittura del +3,2%) e in accelerazione dal +3,2% del mese scorso. A zavorrare la performance sono stati gli aumenti dei beni energetici, in particolare del carburante (+10,5% rispetto al mese scorso), che è valso per più della metà del rialzo totale.
Il mese di agosto è stato senza dubbio ricco di avvenimenti per essere un mese di ferie e di bassi volumi sui mercati. In particolare, come avevamo preventivato nella scorsa Market View, i mercati ad agosto hanno ritracciato, sebbene l’entità del ribasso sia stata tutto sommato moderata.
La crescita del PIL giapponese è stata quasi per intero dovuta all’export, mentre i consumi interni (che dovrebbero essere barometro dell’inflazione futura – tanto più alti sono, tanto è più probabile che l’inflazione rimanga elevata più a lungo) si sono addirittura ridotti dello 0,3%.
Anche se le letture di inflazione sono risultate più basse del previsto, come prevedibile, il dato di inflazione di agosto è risultato in rialzo rispetto alla lettura di luglio e questo ha lasciato il mercato in una fase di incertezza. Infatti l’inflazione “headline” è risultata in aumento del 3,2% ad agosto (dal +3% di luglio, ma meglio delle attese del 3,3% degli analisti). Per contro, ci aspettavamo un’inflazione “core” al rialzo sulle attese di un’economia ancora troppo resiliente, ed invece in questo caso si è registrato un rallentamento, al +4,7% (vs. +4,8% sia del mese scorso che di grandezza attesa dal consensus).
Il mese di luglio è stato un mese positivo per i mercati finanziari. A supportare i rialzi ci sono state indicazioni favorevoli macroeconomiche e monetarie. Quanto alle indicazioni macroeconomiche, il PIL degli Stati Uniti è risultato superiore alle attese, crescendo del 2,4% (contro attese del +1,8%), mentre gli indici predittivi futuri, come l’indice PMI manifatturiero USA è risultato inaspettatamente in aumento (seppur ancora in territorio di contrazione) a 49 punti (da 46 del mese precedente), mentre il PMI dei servizi è rimasto in territorio di espansione a 52 punti (da 54 del mese precedente).
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