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Il 2023 di Volkswagen è cominciato bene, con i ricavi del 1Q23 e del 2Q23 in aumento rispettivamente del 21% e del 15%, sulla ripresa del mercato europeo e sullo sblocco delle forniture dei microchip, che hanno portato la società ad annunciare a inizio anno l’obiettivo di consegnare 9,5mln di auto nel 2023 (+14% rispetto al 2022), dopo 3 anni di consegne in riduzione.
Ed effettivamente i dati finora mostrati dal mercato sembravano proprio andare nella direzione sperata dal gruppo di Wolfsburg, con la riapertura del mercato cinese (che vale assieme al resto delle regioni dell’Asia-Pacifico il 38% del fatturato della società), che finora è cresciuto del 9% nel 1H23, e la resilienza del mercato europeo (cresciuto del 18% da gennaio ad agosto 2023). Dati che infatti hanno supportato la crescita del titolo, che fino a metà giugno era in rialzo del 10%.
D’altro canto però le settimane successive hanno lasciato intravedere le prime ombre: in Cina ha cominciato a farsi strada il rischio di una deflazione, scenario che impatta l’acquisto di beni discrezionali come le automobili. Volkswagen ha peraltro perso la leadership in questo mercato, venendo scalzata da BYD come marchio più venduto in Cina, soprattutto sulla perdita di competitività nel mercato delle auto elettriche (BYD infatti domina questo segmento, mentre VW è soltanto 8° nel comparto degli EV locali).
Questo ha portato la società ha tagliare i target indicati a inizio anno, con un nuovo obiettivo di 9mln di veicoli consegnati, a causa della perdita di quota di mercato nel mercato del Dragone, in cui le vendite per VW sono scese dell’1%, quando il resto del mercato è cresciuto del 9% nel 1H23.
La società ha poi annunciato anche l’investimento nella società di EV cinesi Xpeng (con l’acquisto del 5% del capitale) per produrre modelli congiunti, quasi a suggerire che nel cambio epocale di tecnologia dai veicoli a combustione verso quelli elettrici, VW ne sta uscendo sconfitta e preferisce acquistare un prodotto già fatto, piuttosto che far leva sulla propria expertise interna. Nulla di male, se non fosse che la società 3 anni fa ha annunciato al mercato un maxi-piano di investimento quinquennale da €150mld, poi aumentato a €180mld (a fronte di un Cash Flow Operativo da €35mld annui) orientato per metà sulla transizione ai modelli elettrici e di cui sono già stati spesi ca. €40mld…per uscire sconfitta nel mercato cinese, suo principale mercato.
Insomma, gli azionisti non possono certo essere contenti di aver sacrificato il loro prezioso Free Cash Flow (che avrebbe potuto essere dedicato all’aumento dei dividendi) in un piano di investimento fallimentare.
Il tutto in un momento in cui i concorrenti europei in situazione similare di transizione all’elettrico stanno facendo meglio (vedasi Mercedes che ha migliorato la sua guidance sui ricavi per fine anno o Renault che ha raggiunto profitti record nel 1H23 grazie all’aumento dei prezzi di vendita dei suoi modelli).
E così in questo momento, investire in Volkswagen sembra avere decisamente più incertezze che benefici: con le difficoltà summenzionate, con il licenziamento del CEO di Audi (brand di punta della società assieme a Porsche) per i problemi dello sviluppo del software che ha portato al ritardo del lancio del nuovo Q6 e-tron, i rischi di nuovi rialzi dei costi del petrolio e dell’elettricità che andranno a impattare i suoi margini e le prospettive negative per l’economia tedesca, oggi Volkswagen rischia di dover tagliare il suo dividendo (8% di dividend yield), perché oltre ad aver perso quota di mercato, ha perso anche i suoi flussi di cassa.
Volkswagen è il co-leader mondiale dell’automotive. Nonostante il suo posizionamento e il suo valore intrinseco nettamente superiore alle quotazioni attuali, la societá rimane ancora vulnerabile sotto certi aspetti a questo anno di recessione.
Dopo i rialzi del 2020 e 2021 sulle attese che la societá tedesca avrebbe confermato la sua leadership anche nel mercato degli EV (ad oggi i veicoli elettrici VW sono i piú venduti in Europa e tra i piú venduti a livello globale), il 2022 è stato un anno complicato per il titolo, soprattutto a causa degli impatti dell’ammanco dei microchip, che hanno portato a un calo della produzione.
A questo si sono aggiunti il licenziamento dell’ottimo CEO Herbert Dies, reo di voler sostituire parte dell’organico per allinearlo alle nuove competenze richieste dal passaggio all’elettrico e la quotazione (e la perdita di flussi di cassa importanti) di uno dei gioielli della societá, Porsche AG.
Il 2023 potrebbe essere un anno a due velocitá per la societá. I dati delle vendite di auto, soprattutto in Europa, hanno ripreso a crescere e stanno addirittura accelerando (a novembre in Europa si è registrato un +16%, contro il +12% di ottobre e il +10% di settembre). Nel frattempo sembra che i colli di bottiglia sui microchip si stiano allentando, come evidenziato anche dall’ultima trimestrale di Samsung Electronics. Questo dovrebbe garantire buone performance per il titolo nella prima parte dell’anno, supportando l’ampliamento del multiplo EV/Ebitda NTM a ca. 7x (dalle attuali 6x).
Tuttavia, con l’arrivo della recessione e con i tassi in aumento, che peseranno sulla capacitá di acquisto di beni discrezionali onerosi come le automobili, le vendite di veicoli potrebbero subire una nuova battuta d’arresto nella seconda parte del 2023. Tuttavia, va notato il fatto che anche in periodi di difficoltá economica, le quotazioni di VW sono sempre rimaste resilienti in termini relativi (l’EV/Ebitda NTM non è mai sceso sotto le 5x), cosa che dovrebbe comunque fornire un “floor” di performance agli investitori “value”, in attesa di veder ripartire il titolo.
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