Analisi macro e settoriali
Commento sull’andamento complessivo del mercato, analisi delle migliori e peggiori asset class e valutazione dei comparti che potrebbero beneficiare in un determinato contesto macroeconomico e finanziario.
Criptovalute: ecco a cosa stare attenti nel 2023
Blockchain, criptovalute e NFT hanno dovuto resistere a un’annata logorante, ma il 2023 potrebbe rappresentare l’occasione per risolvere alcune criticità. Se il 2021 si era concluso con molto ottimismo nei confronti del Mercato blockchain, il 2022 ha registrato una tendenza diametralmente opposta, con la sfera del grande pubblico che guarda ormai alle criptovalute con un certo un sospetto, un atteggiamento caustico che non mancherà di marcare l’evoluzione del settore in questo 2023 in cui ci apprestiamo a entrare. Impossibile prevedere il destino che attende la sfera crypto, tuttavia gli episodi degli ultimi mesi delineano un panorama futuro che è in grandi linee già percepibile.
Nella giornata di ieri, la Bank of Japan ha deciso a sorpresa di allargare la banda di rendimenti di riferimento sulle proprie obbligazioni decennali dal range -0,25% - +0,25% al -0,5% - +0,5%. La mossa ha scioccato i mercati asiatici, facendo cadere il Nikkei di oltre il 2%. Al contempo ha favorito l’apprezzamento dello Yen salito addirittura del 4% in un solo giorno contro il Dollaro (pur rimanendo a -12% da inizio anno), a ca. 131. E ha fatto volare il rendimento dei bond decennali giapponesi addirittura al massimo di 20 anni, poco sotto lo 0,5%.
Market view – Dicembre 2022
Nel mese di novembre il mercato ha avuto un andamento misto, ma in definitiva positivo. Nella prima parte del mese, gli indici globali si sono mossi al ribasso, per rimbalzare violentemente nella seconda parte. Inizialmente l’azionario ha sofferto le parole di Powell pronunciate durante il discorso del FOMC il 2 novembre, in cui affermava che il Comitato era d’accordo nel continuare ad aumentare i tassi di interesse, attuando una politica dei tassi così stringente da far ritornare l’inflazione attorno al 2%. A spingere l’ottimismo degli investitori, invece, sono stati i dati sull’indice dei prezzi al consumo e l’indice dei prezzi della produzione: l’IPC annuale (inflazione) è salito del 7,7%, contro un valore atteso di +8%, mentre l’IPP annuale è risultato +8%, contro un valore atteso di +8,3%.
Dopo anni di declino, quest'anno la domanda di carbone, uno dei combustibili fossili più inquinanti in assoluto, è tornata ad aumentare. E con esso sono saliti i suoi prezzi, arrivati a ridosso dei $380 per tonnellata metrica, ca. 4 volte il suo valore medio degli ultimi 10 anni. Storicamente infatti, i Paesi Sviluppati sono da anni impegnati nella sostituzione delle proprie centrali a carbone (generalmente più economiche ma molto inquinanti) con impianti a gas, centrali nucleari e rinnovabili. A questo trend di declino però, negli ultimi 20 anni è corrisposta una vera e propria esplosione dell’utilizzo del carbone da parte della Cina e, più limitatamente, dell’India, come mostrato qui sotto, cosa che ha contribuito a mantenere i prezzi della commodity relativamente stabili nel tempo, nonostante le sue prospettive non fossero affatto rosee, alla luce dei target ambientali globali.
Dopo aver scommesso sul ribasso dei grandi asset management e sul rialzo del Dollaro nei mesi scorsi, sembra che gli hedge fund abbiano iniziato a cercare nuove scommesse rialziste. Nell’ultimo periodo, infatti, gli hedge fund sembrano essersi rivolti alle obbligazioni c.d. “spazzatura” (con rating inferiore a “BBB-“, segno di una maggiore probabilità di fallimento rispetto ai bond “investment grade”), duramente colpite sia dal repentino aumento dei tassi delle Banche Centrali, sia dalle prospettive di arrivo della recessione.
Lo US Bureau of Labor Statistics ha pubblicato ieri i dati di inflazione americana di ottobre, risultati in buona diminuzione rispetto alla corsa degli ultimi mesi. L’aumento è stato del 7,7%, il più lento da gennaio 2022, sotto le attese degli economisti dell’8% e sotto il valore dell’8,2% del mese scorso.
Market view – Novembre 2022
Nel mese di ottobre il mercato ha avuto un andamento misto, ma in definitiva positivo. Nella prima parte del mese, gli indici globali si sono mossi al ribasso, per rimbalzare prepotentemente nella seconda parte. A supportare il rally da metà ottobre innanzitutto ci hanno pensato le trimestrali delle società, accolte positivamente dal mercato, con ca. il 71% delle stesse che ha battuto le aspettative (contro una media storica degli ultimi 5 anni del 77%).
Il Regno Unito è stato al centro di una tempesta nell’ultimo mese. Da quando l’ex Cancelliere dello Scacchiere (Ministro delle Finanza) del Governo Truss, Kwasi Kwarteng, ha presentato a fine settembre la sua manovra da £45mld (finanziata interamente a debito) per stimolare i consumi, i mercati hanno cominciato a punire la Sterlina e i bond UK (i Gilt). Questo perché la manovra di stimolo fiscale era chiaramente in totale opposizione ai tentativi della Bank of England di “distruggere” i consumi, alzando di molto i tassi di interesse. Insomma, il Governo avrebbe rischiato di bruciare £45mld senza sortire alcun effetto sull’economia.
Come si stanno muovendo gli hedge fund ultimamente
Si dice spesso che in tempi di “bear market” gli hedge fund tendano a sovraperformare i mercati. Ed effettivamente, quest’anno l’S&P500 è sotto di oltre il 23%, mentre l’HFRI World Index (indice rappresentativo dei maggiori fondi hedge al mondo) è in parità. A guidare le performance degli hedge fund sono i fondi Macro (+11% da inizio anno), ovvero quelli che scommettono su scenari macroeconomici che spingono al rialzo o al ribasso determinate asset class. Si difendono bene anche i fondi Arbitrage (+1%), cioè quelli che approfittano di distorsioni di prezzi di società quotate in listini diversi (cosa che avviene soprattutto in periodi di bassa liquidità come questo) o che scommettono sul fatto che il prezzo di un titolo soggetto ad un’Offerta Pubblica di Acquisto pian piano si allineerà al valore di delisting. Deludono invece i fondi Long/Short (-15%) e gli Attivisti (-22%).
Mercato delle telecomunicazioni mobili in Italia
Il mercato delle telecomunicazioni in Italia vale ca. €35mld secondo i dati dell’AGCOM, 78% dedicati ai clienti retail e il 22% ai clienti business. Si tratta di un mercato in declino, con attese di decrescita al 5% annuo fino al 2027, in virtù di una forte pressione concorrenziale tra gli operatori, che non farà altro che proseguire il trend storico di riduzione della spesa GSM e in abbonamenti. Anche se lo sviluppo del 5G potrebbe sovvertire gli equilibri.
Market view – Ottobre 2022
Storicamente, il mese di settembre è il mese che ha i rendimenti peggiori dell’anno, e così è stato anche questa volta, complice anche il fatto che la FED abbia raddoppiato il suo quantitative-tightening, portandolo a $95mld al mese. Tutte le asset classes hanno sofferto molto, ad eccezione del dollaro che regna incontrastato, ma vediamo nel dettaglio gli indicatori economici su cui riflettere e su cui basare le nostre strategie. Gli aumenti dei tassi di interesse sono stati in linea con le attese, portando rispettivamente quelli europei a 1,25% e quelli statunitensi a 3,25%. Un dato che ha sorpreso il mercato è stato il dato sull’inflazione statunitense di agosto, superiore alle attese dello 0,2%, raggiungendo il valore di 8,3% (in riduzione dall’8,5% di luglio ma oltre le attese dell’8,1%). Per spiegare meglio il concetto, osserviamo i movimenti di S&P500, VIX e dollaro i giorni prima dell’evento:
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